Collisioni

Collisioni è un’esperienza culturale anomala. Definirlo un festival è riduttivo. Più che un festival è un villaggio itinerante fatto di decina di migliaia di persone che ogni anno si ritrovano in collina. Un’esperienza che ha luogo nella cornice straordinaria delle Langhe, con una vista mozzafiato sulle colline, dove il pubblico diventa parte di una grande comunità e vive insieme per alcuni giorni ascoltando gli incontri, i dibattiti giornalieri, i concerti serali nello splendido anfiteatro naturale della collina dei Cannubi.

Quella che state per leggere è una piccola storia italiana scandita in tredici anni che parla di sogni, errori di gioventù, di ambizione, cocciutaggine, successi e fallimenti, di quel momento della vita in cui la mamma vi dice che dovreste cominciare a cercarvi un lavoro serio, ma voi proprio non riuscite a gettare la spugna e abbandonare i sogni del rock ‘n roll.

Collisioni è una storia che parla di provincia, nel senso più oscuro del termine, quando all’università, nel weekend, prendi il treno per tornare in campagna, e sai che il sabato sera le strade della città si animeranno  di vita, mentre tu sarai lì ad ascoltare i grilli e a consumare da solo il tuo cd di Bob Dylan. Nessuno poteva immaginarsi allora che Dylan sarebbe stato così folle da venire a suonare nelle piazzette di quella provincia agricola, e che il pubblico di città si sarebbe dovuto spostare in campagna per ascoltarlo.

La provincia in questione sono le Langhe piemontesi, terre del Barolo e del tartufo bianco. Posti di campagna di cui i cittadini si limitano a dire sempre “da voi si mangia e si beve bene” come se nella vita non ci fosse altro. Posti dove se hai studiato lettere o filosofia ti senti un fallito, o un emarginato. Uno che non verrà mai preso sul serio e che nella migliore delle ipotesi si trasformerà in un esperto di marketing per scrivere brochure sulla bellezza e la bontà di quei vini. Quello che leggerete qui è la storia di un sogno e di un riscatto, e insieme un appello accorato ai giovani perché non intraprendano mai un’avventura come questa.

La storia del festival Agrirock è una storia di tenacia, a volte di sofferenza. Quando qualcosa sembra risolto ecco che una nuova sfida ancora più terribile si profila all’orizzonte. Immaginate per un attimo cosa significa organizzare un festival a Barolo, capitale del vino e delle bottiglie di vetro, a pochi giorni dai tragici fatti di Torino, con il vetro libero trasformatosi in poltiglia per terra a ferire i tifosi di piazza San Carlo. A nulla era valso il fatto che da sempre il comune di Barolo applicava con rigore la normativa nazionale sul vetro nei grandi eventi. A nulla valse la storia di Collisioni, e l’impegno per la sicurezza, che ha permesso in questi dieci anni di non assistere mai a un incidente. Si rischiava un clima che ricordava più Beirut di Barolo, con polizia e cani dappertutto, camionette dei vigili del fuoco, ambulanze in ogni dove che rischiavano di trasformare una festa in un raduno della polizia. Ma non fu così, e Robbie Williams, i Placebo, gli Offspring riuscirono a portare al pubblico di Collisioni una grande energia e gioia, superando quel clima di terrore e non lasciando che la paura avesse la meglio. Collisioni fu un successo. Il numero di spettatori crebbe. E anche se ammaccati dai costi della sicurezza, superammo la decima edizione.

Ogni giorno continuano i pellegrinaggi dei fan che da tutto il mondo vengono a Barolo  per capire dove ha suonato Dylan o Sting o dove dormiranno i Depeche Mode o Lenny. Non ci resta che sederci con un buon calice di Barolo e ascoltare i meravigliosi brani musicali di questa raccolta, ricordando con un po’ di nostalgia con chi eravamo sotto al palco in quella bella serata d’estate a Barolo. Canzoni e ballate dei tanti artisti che hanno reso celebre nel firmamento del rock un antico borgo di collina che porta il nome di un grandissimo vino. Qualcuno ha scritto che le vacche producono migliore latte se ascoltano la musica di Bach nelle stalle. E non è da escludere che anche le vigne non possano essere aiutate  dai grandi concerti rock, e le tante melodie non aiutino a far maturare meglio i preziosi grappoli d’uva da cui nasce il Barolo. Quando le chitarre si scatenano, e i suoni del basso si perdono nel buio  lungo i filari.  Lo sapremo in futuro, assaggiando le vecchie annate, quando forse il festival non ci sarà più e stappando una vecchia bottiglia, leggeremo l’annata e ci ricorderemo che allora c’era un festival chiamato Collisioni. E le vigne abbarbicate sulle loro colline attenderanno ancora nel loro stupore botanico che una nota rompa il silenzio, per ascoltare le melodie di un nuovo concerto a Collisioni.

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